Pubblichiamo la replica del nostro gruppo alle risposte sull’interrogazione in questione. Appena possibile si riporterà il link alla deliberazione di consiglio completa.

REPLICA DI ROMANI ROBERTO GRUPPO ACQUASPARTA E FUTURO ALL INTERROGAZIONE PROGETTO COMUNITA’ E GIUSTIZIA
Non sono soddisfatto della risposta data dal Sindaco, in quanto non ha risposto in maniera esaustiva ai quesiti formulati nella nostra interrogazione. Anzi l’interlocuzione è apparsa vaga e superficiale.
E’ necessario mettere in ordine alcuni fattori.
Non mi sfugge il contenuto dell’art. 27 co 3° della Costituzione che prevede che “le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”, né la decretazione straordinaria effettuata a causa dell’emergenza sanitaria che ha riguardato anche gli istituti di pena con i provvedimenti governativi per contrastare la diffusione del coronavirus sono stati fatti uscire oltre 7 mila detenuti dalle carceri italiane a causa del sovraffollamento degli istituti penitenziari.
Con riferimento alla convenzione sottoscritta dal Comune di Acquasparta, mediante l’adesione alla proposta avanzata dall’UEPE (Ufficio per l’esecuzione penale esterna) è necessario distinguere le due parti in causa e gli interessi perseguiti dal ciascuno.
Dalla prospettiva dell’UEPE del Carcere di Terni e del Magistrato di Sorveglianza il risultato ottenuto è stato eccellente anche in considerazione della normativa emergenziale, avendo conseguito il duplice risultato di liberare il luogo di detenzione di 4 persone e di intraprendere un percorso di riabilitazione delle stesse.
Rispetto al Comune di Acquasparta il risultato ottenuto è stato pessimo in quanto la decisione di aderire al progetto UEPE è stata assunta in maniera frettolosa e superficiale e non si è tenuto conto delle reali condizioni in cui versa attualmente la nostra comunità.
La mia critica è rivolta unicamente nei confronti della Giunta Comunale, alla quale si contestano le modalità con cui è stata maturata la scelta, la tempistica del progetto e soprattutto il luogo di collocazione dei detenuti.
Uno degli elementi cardine del progetto è quello relativo all’inclusione che presuppone una sensibilizzazione della comunità su tematiche specifiche relative all’accoglienza e alla sensibilizzazione della comunità su determinate dinamiche relative alla convivenza.
Nessun incontro e nessuna condivisione è stata fatta con i soggetti interessati e con gli enti preposti prima della sciagurata decisione.
Tale partecipazione preliminare avrebbe dovuto riguardare quanto meno la commissione sociale, l’intero Consiglio Comunale, l’Arma dei Carabinieri, la Parrocchia e le altre associazioni sensibili a determinate tematiche.
Dall’esame degli atti allegati alla contestata delibera di Giunta Comunale si evince chiaramente che:
- Il Comune di Acquasparta provvederà al pagamento del canone mensile di € 2.400,00 anzi dell’appartamento ammobiliato di cui è intestatario del contratto;
- Il Comune si impegna a fornire la biancheria da camera, da bagno e da cucina, le pentole e le stoviglie;
- Il Comune di Acquasparta corrisponderà buoni alimentari e pacchi di viveri.
Il costo di questi primi tre punti graverà sulle casse comunicali per oltre 10.000,00 euro annui.
- Provvede alla copertura assicurativa e previdenziale di tutti gli oneri previsti in materia di sicurezza sul lavoro.
- La durata della convenzione sarà di due anni, tacitamente rinnovabile per ulteriori anni due (quindi complessivamente la durata sarà di 4 anni).
Il progetto non è stato condiviso con nessuno degli enti e persone interessate.
Contrariamente a quanto attestato nel progetto dove si afferma che “il Comune di Acquasparta ha condiviso il progetto con la Stazione dei Carabinieri del paese e con la Caritas Parrocchiale”, tale condivisione non vi è mai stata.
Anzi al contrario sia il Comando dei Carabinieri sia il Parroco di Acquasparta, rispettivamente con comunicazione scritta del 04/05/2020 e del 12 Maggio 2020, ne hanno preso le distanze.
Il Comandante dei Carabinieri ha sottolineato di non aver condiviso il progetto con l’amministrazione comunale o con l’UEPE in quanto nessuno lo ha mai richiesto né di aver redatto alcuna relazione per valutare l’impatto del progetto in termini di pubblica sicurezza sulla piccola comunità.
Ribadisce di essere completamente all’oscuro del progetto, delle modalità, delle persone coinvolte, del loro pregresso storico e di ogni altro aspetto formale.
Il Parroco stigmatizzando l’espressione “ha condiviso il progetto con la Caritas parrocchiale” ha espressamente affermato che la stessa non è rispondente al vero (quindi falsa) chiedendo anche al Comune di Acquasparta di rettificare immediatamente il dato oggetto di contestazione riservandosi ogni più ampia ulteriore iniziativa di legge.
Tale missiva veniva indirizzata oltre alle parti in causa anche al Ministero della Giustizia.
Il comportamento della Giunta è da stigmatizzare e contestare ulteriormente per non aver approfondito la questione relativa al pregresso storico dei detenuti e sulla reale portata del progetto.
Sapere quali reati sono stati commessi dai detenuti ospiti, seppure in maniera riservata, e nel pieno rispetto delle persone coinvolte è assolutamente necessario per determinare o meno la scelta di aderire al progetto.
Aver commesso ad esempio reati quali violenza sessuale, rapine a mano armata, reiterati furti aggravati, maltrattamenti in famiglia, violenza privata, spaccio di sostanze stupefacenti, è diverso rispetto a colui che ha commesso un reato di guida senza patente piuttosto che un reato contro l’onore.
Capire se si tratta di delinquenti abituali, professionisti o per tendenza è fondamentale per valutare la scelta.
Soprattutto per capire se il luogo scelto dove farli alloggiare è idoneo. Collocare detenuti in Via San Giuseppe, in pieno centro storico, con la presenza di pochi abitanti, la maggior parte dei quali anziani e indifesi con evidenti difficoltà logistiche e di controllo costituisce una scelta irrazionale e pericolosa che determina molta preoccupazione e malcontento tra la gente e soprattutto smentisce le finalità inclusive del progetto iniziale.
Tale scelta doveva, in ogni caso, essere preventivamente condivisa con il Comando dei Carabinieri di Acquasparta.
La durata del contratto è di 4 anni. E’ facile scoprire tra le righe del progetto e della convenzione che trattasi di un progetto a rotazione. Terminata l’esperienza di alcuni mesi per gli attuali ospiti, poi ne verranno altri e poi altri ancora.
Siamo diventati, in tal modo, una succursale del carcere di Terni e del Carcere di Spoleto.
Tutti i nostri sacrifici per il potenziamento del centro storico, gli investimenti fatti, gli sforzi di valorizzazione andranno in fumo.
Il mio appello è rivolto anche agli altri colleghi del Consiglio Comunale rimasti inerti e silenziosi fino ad oggi, affinchè non diventino compartecipi a questa scelta infelice e improvvida della giunta comunale, con espresso invito di effettuare insieme a noi un serio tentativo di ridiscutere la questione e modificare le scelte della Giunta, collocando quanto meno i detenuti ospiti in luogo più consono per la buona riuscita del progetto nel rispetto e a tutela di tutte le persone coinvolte.
E’ necessario avere particolare attenzione alle esigenze della collettività per cui è meglio molta saggezza e poca carità che il contrario, altrimenti si creano intollerabili divisioni.
E’ necessario tendere verso l’unità.
Tutto questo non è stato fatto dalla nostra Giunta Comunale.
Auspico che la decisione presa venga ridiscussa riveduta e corretta nel piano rispetto della legalità e delle legittime esigenze di tutti i cittadini.